venerdì 14 maggio 2010

Costanzo: Il festival di Todi va sospeso

In Umbria il primo evento culturale "eccellente" ad essere decapitato dalla mannaia della crisi e dei tagli governativi alla cultura sarà il Todi Arte Festival? Sembra proprio di sì perché i contributi statali di quest'anno sono pari a zero. Compresi quelli dell'Arcus, società "per lo sviluppo dell'arte" a capitale interamente sottoscritto dal ministero dell'Economia che l'anno scorso aveva sostenuto la manifestazione tuderte con 300mila euro. Ma nell'elenco di quest'anno dei contributi la voce "Todi Arte Festival" non esiste più. "Il mio consiglio spassionato" dice il direttore artistico Maurizio Costanzo molto amareggiato
"è quello di saltare quest'anno e di riprendere eventualmente nel 2011, però con i soldi in bocca."
La battuta non è casuale perché motivo del suo massimo sconforto è il fatto che ad oggi alcune compagnie che hanno lavorato nella passata edizione debbono ancora essere pagate.
"Giorgio Albertazzi, che nel 2009 ha inaugurato il Festival, tanto per fare un nome, non ha ancora visto un euro. Io faccio il direttore artistico a titolo gratuito però ci metto la faccia, non ho intenzione di perderla a Todi."
"Con che coraggio" aggiunge
"potrei mai presentarmi dagli artisti per chiedere loro di fare un nuovo spettacolo ben sapendo che non sono stati onorati i loro compensi passati?."
"In realtà i ritardi ci sono stati, non lo si può negare"
spiega Mario Ghinassi responsabile organizzativo (affiancato dalla cooperativa Eclis) del Festival
"L'iter burocratico ha tempi biblici. La lettera del Ministero con la delibera della Corte dei conti per il contributo è arrivata solo due-tre mesi fa e ad aggravare la situazione in seguito ci si è messa la banca che non ci ha certamente agevolato, anzi ci ha creato diversi problemi. Comunque proprio in questi giorni stiamo finendo di pagare tutti."
Ma se il 2009 in tempi brevi verrà finalmente sistemato, il 2010 boccheggia. Senza i 300mila euro dell'Arcus ma con i soli contributi del territorio: 29mila euro della Regione, i 3mila euro della Provincia e i 150mila euro del Comune (l'anno scorso il contributo comunale è stato aumentato di 80mila euro rispetto all'anno precedente) più gli eventuali contributi di pochi sponsor un Festival non può andare molto lontano. Ci vogliono almeno 600mila euro per allestire un cartellone che si rispetti, degno di un festival che per fama e per qualità è alle spalle solo del Festival dei Due Mondi. Sia Costanzo sia il sindaco Antonino Ruggiano non sono disponibili a mezze misure.
"Io ho smesso di lavorare al programma"ammette Costanzo. "Una manifestazione o si fa con tutti i crismi della qualità oppure è meglio annullarla"dice a sua volta il primo cittadino"a Roma sono andato a bussare a molte porte. Ho avuto solo mezze promesse. Mi dicono: "vedrai che un po' di soldi li recuperiamo", ma il tempo passa e non si vede niente. Debbo ammettere che ho perso le speranze. E pensare che almeno la metà del programma era già stata abbozzata e l'avevamo portato alla Bit con le nuove date: 29 agosto - 8 settembre."
Per come si sono messe le cose esistono ormai solo due soluzioni praticabili. O gli enti locali tutti: Comune, Provincia, Regione, unitamente agli sponsor e alla Camera di Commercio mettono mano al portafoglio per salvare la prossima edizione del Festival oppure l'edizione 2010 viene miniaturizzata in attesa di tempi migliori e limitata magari ad un solo week end, tanto per far vedere che c'è ancora, che "respira", che esiste, che non demorde, che cerca di sopravvivere perché la cultura, è bene sempre ricordarlo, è il pane dell'intelletto. La terza soluzione, quella della sospensione proposta da Costanzo, è la meno auspicabile perché non farebbe certamente bene all'immagine di Todi e al suo turismo. Spesso qualche "criticone" se ne esce con giudizi per lo meno opinabili sullo scarso appeal che la manifestazione tuderte ha nei confronti dei turisti. Dimenticandosi i teatri pieni, la vivacità dei bar sempre affollati, degli artisti che vanno e vengono, dei ristoranti esauriti nel dopo teatro. É da tempo ormai che turisti visitando le città d'arte chiedono qualcosa in più rispetto alle classiche visite guidate: divertimento e buona cucina.

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