martedì 7 settembre 2010

Tempo di bilanci per il Todi Arte Festival

Domenica si è chiusa la 25ma edizione di Todi Arte Festival, edizione considerata, per fortuna, di "transizione". La diamo come notizia perché in Umbria, e figuriamoci in Italia, pochi sanno che fosse persino cominciato. Si è trattato di un festival che meglio avrebbe fatto a chiamarsi "estate tuderte" o "rassegna estiva", così come fanno città più accorte, per esempio Spoleto e Perugia, perché tale è la struttura del suo programma con pochi eventi, quasi tutti riciclati e con due punte di eccellenza per attirare il pubblico (Ranieri e Paganini, 1.700 presenze il primo e circa 500 il secondo), spettacoli di giro che quest'anno hanno attraversato la penisola in lungo e in largo. "Se questo è un festival!" scrisse il nostro giornale per la presentazione del programma e "se questo è un festival!" ripete di nuovo oggi nel momento del bilancio. Il sindaco Ruggiano stesso ha più volte ammesso nelle interviste come a fronte del mancato contributo statale fosse costretto a fare un'edizione più popolare, in cerca di incassi, mantenendo però la dicitura "festival" per non perdere i pochi sponsor rimasti, rinunciando a Maurizio Costanzo e affidando l'organizzazione a Stefano Porri. A fronte di una silenziosa conclusione ufficiale (un bollettino della vittoria sarebbe imbarazzante dati i risultati sotto gli occhi di tutti i tuderti), a tracciare un bilancio finale ci hanno pensato alcuni cittadini sugli organi di stampa, i commenti telematici apparsi su www.iltamtam.it e www.todifutura.it ed anche, con una nota, i consiglieri di minoranza, sin dall'inizio molto critici nei confronti dei contenuti del festival, che hanno seguito sera per sera la manifestazione (tranne la serata inaugurale perché non sono stati invitati) prendendo meticolosamente appunti.
"Pochi eventi rispetto al passato, presentati oltretutto tardi, nel cuore dell'estate, senza poterli promuovere"
dicono Carlo Rossini, capogruppo del Pd e Fabrizio Alvi capogruppo del partito socialista-movimento repubblicani europei.
"Spettacoli in giro per l'Italia da tempo, basta guardare il manifesto di Ranieri, già prestampato, dove il Todi Arte Festival appare nella scritta in fondo al posto della città di turno con la data e l'orario; proposte tenute insieme da un tema ‘Amore e Psiche' che di fatto non è stato mai sviluppato. Assenti la sperimentazione, le novità, le prime assolute, gli operatori del settore, giornalisti, artisti, critici, troupe televisive: elementi che in passato hanno saputo fare la differenza e reso il Todi Festival, anche nelle edizioni più sofferte per mancanza di fondi, un evento culturale vero."
Organizzazione e location hanno fatto il resto, contribuendo notevolmente al flop. Molte le proteste dei cittadini per aver limitato la manifestazione alla sola piazza del Popolo pur avendo a dispozione parecchi spazi, anche più caldi visto le serate un po' rigide, dove è stato allestito un enorme palco con 400 sedie davanti, occupate spesso da solo quindici-venti persone. Uno spettacolo desolante anche per gli artisti. La stessa Cinzia Leone, nel corso del suo show comico, ha definito lo stato di fatto "imbarazzante". Imbarazzante e poco corretta nei confronti degli artisti anche l'idea di fare gli spettacoli in una piazza aperta al pubblico, attraversata da macchine, motorini, passeggio di famigliole con ragazzini urlanti e gente che chiacchiera al bar. A Spoleto nel concerto in piazza, lo ricordiamo, si sentono solo volare le rondini.
"Cose che non si vedono più neanche nelle sagre di paese"
precisano Rossini e Alvi.
"Enormi responsabilità ricadono su un'organizzazione sciatta e superficiale."
E sciorinano un elenco infinito di defaillances: programma pieno di errori (
"il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia scambiato per il 150esimo della Costituzione. Sbagliato persino il nome del sindaco"
), appuntamenti saltati senza spiegazioni e senza mettere almeno un addetto fuori la porta ad avvertire il pubblico.
"e persino una ‘prima' deludente con poco più di cento persone. Buona parte degli invitati non vi hanno partecipato perché l'invito ricevuto riguardava solo la cena di gala e non il concerto lirico. Lo sgradevole episodio ha creato i presupposti per uno strappo istituzionale tra il sindaco, intento a difendere l'indifendibile, e e il presidente del consiglio regionale, firmatario dell'invito della cena, che si è risentito pubblicamente dell'accaduto. Il festival è costato al Comune almeno 100 mila euro, spesi male, se ne potevano spendere molti di meno per quel poco che ha funzionato"

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