venerdì 25 settembre 2009

Il nuovo Polo museale delle Lucrezie

Le "fredde pietre" finalmente parleranno e racconteranno venticinque secoli di storia di Todi, basterà ascoltarle. Questo lo spirito con cui sabato sarà aperto al pubblico il nuovo Polo museale delle Lucrezie, un lapidario, dove ora sono sistematicamente raccolti, grazie ad un elegante progetto espositivo della Pentagono di Bologna, poco più di cento
"veri e propri pezzi artistici, non chiamateli riduttivamente pietre"
, come tiene a sottolineare la professoressa Margherita Bergamini.
Infatti la Bergamini, nota archeologa, in questo caso assessore alla cultura del comune, propugnatrice e ordinatrice del museo, é consapevole che, provenendo i reperti dalla cosiddetta Sala delle Pietre, come veniva finora chiamata la sala dell'Arengo risalente al 1228, il termine pietre viene naturale. E la professoressa spiega:
"Ogni pezzo infatti potrà parlare e raccontare la sua storia e la storia del contesto dove è stato rinvenuto attraverso un sistema mediatico modernissimo che potrà offrire a studiosi, visitatori, studenti, una vera montagna di notizie.
I materiali esposti, che attraversano più di 2000 anni di storia – aggiunge - vanno dal terzo secolo avanti Cristo fino al 1834, e sono stati raccolti nel corso dei secoli sia in città che nel territorio, subendo nel tempo varie collocazioni fino al 1922 quando vennero sistemate nel grande salone al primo piano del palazzo del Popolo, il più antico dei palazzi comunali. Ora avranno tre percorsi divisi in periodi: antichità, periodo medievale e periodo moderno.
L'idea di una sistemazione più idonea – dice anche il sindaco Antonino Ruggiano – è nata dalla constatazione che l'uso fatto sino ad ora della sala, adibita a manifestazioni e ad esposizioni di ogni tipo, non garantiva un minimo di tutela e di corretta conservazione per i reperti lapidei che nel tempo hanno subito danni irreversibili e una sensibile riduzione di numero."
Oltre ai percorsi mediatici computerizzati, all'apparato didattico ci sarà anche una nuova guida-catalogo a stampa. In tutti questi supporti sono confluiti gli studi scientifici fatti da una equipe di studiosi, coordinati dalla stessa Bergamini, come i professori Luigi Sensi, Marcello Gaggiotti e Giordana Benazzi, le ricercatrici Nicoletta Natalia e Francesca Mammoli, i responsabili dei settori culturali del comune dottori Filippo Orsini, Nicoletta Paolucci e Simonetta Berti Nulli.
"Quando mi interessai dello studio del medagliere, oggi esposto nelle raccolte del Museo Comunale – dice ancora Margherita Bergamini – scoprii che il processo di formazione delle stesse raccolte risaliva al 1611, data che lo pone tra i più antichi dell'Umbria, e che il nucleo più antico della raccolta è rappresentato proprio dal lapidario. Ma l'interesse per le antiche scritture qui arrivò molto tempo prima che nel resto della regione, in quanto già nel quindicesimo secolo ci fu un ritrovamento che accese le curiosità e gli intelletti. Fu ritrovata presso il tempio di San Fortunato la famosa base con iscrizione ex voto 'Pro Salute coloniae et ordinis decuriorum et populi Tudertis' della quale subito fu colta l'importanza ai fini dell'esaltazione della storia patria."
E i pezzi forti della collezione? Un pulpito rinascimentale di ottima fattura creato per il Tempio bramantesco della Consolazione, un capitello incompiuto per San Fortunato.
Lapidi tombali e sarcofagi, are e testine, inoltre gli stemmi di governatori e capitani del popolo, di papi e cardinali, questi appesi sulla facciata dell'antico Palazzo dei Priori, poi dal 1400 del Governatore Pontificio, dove ancora oggi è possibile vedere sulla parete i ganci che li sorreggevano. Gli stemmi appartenevano al cardinale Giulio Montefeltro della Rovere e al papa Giulio III Ciocchi dal Monte o ad altri. Il 14 febbraio 1798, con l'Istituzione della Repubblica Romana, i giacobini tuderti li staccarono, in quanto simboli del potere Papale.
Ma c'è un'altra chicca. Il quadrato magico di origine romana del "Sator Arepo Tenet Opera Rotas", la più famosa scrittura palindroma, cioè che si legge in tutti i sensi, e che una traduzione letterale spiega così:
"Il seminatore con il carro tiene con cura le ruote."

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